Il Montebuono di Lino Maga è un vino rosso di grande territorialità, una splendida e rustica interpretazione del territorio dell'Oltrepò Pavese, ottenuto dall'omonimo cru da vitigni prettamente locali. Il bouquet profuma di campo, di terra, di frutta rossa e di pepe nero. Il gusto è espressivo e di grande personalità, secco e succoso, dal tannino ben integrato
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Il vino Montebuono è una delle due emozionanti etichette prodotta dal cavaliere Lino Maga, vera e propria icona dell'Oltrepò Pavese nonché del vino artigianale. Ogni annata può essere diversa e a volte "buscia" cioè frizza: questa è la premessa del cavaliere quando parla della sua creatura, facendosi esponente di una filosofia che vuole la vigna interprete sincera di ogni singola annata senza alcun tentativo di omologazione. Liquidi profondi, sfaccettati, che sfidano letteralmente il tempo senza mostrare segni di cedimento. Una vita vissuta tra i vigneti quella di Maga, intrecciata indissolubilmente alle figure di Gino Veronelli e Gianni Brera, grandi giornalisti nonché amici di Lino poiché amanti del suo vino fino a sostenerlo nelle battaglie legali intraprese per far riconoscere l'unicità della denominazione Barbacarlo, nome del suo vino di punta nonché della vigna da cui provengono le uve.
Il rosso Montebuono proviene interamente dall'omonima vigna di 4 ettari situata nei dintorni di Broni. Uvaggio di Croatina, Uva Rara e Ughetta il Montebuono si distingue per la sua integrità e longevità, nonostante una vinificazione assolutamente non interventista. Nessun prodotto chimico o di sintesi in vigna, ovviamente, e raccolta rigorosamente manuale dei grappoli. In cantina si prosegue con lo stesso credo, quindi fermentazioni che avvengono con lieviti indigeni a temperatura non controllata e lunghi affinamenti in botti di legno grande già usate. Solo un pò di solforosa all'imbottigliamento, per un liquido che è espressione genuina di un territorio e di una filosofia di pensiero.
Il Montebuono di Lino Maga ha colore rubino con riflessi violacei, ma può virare verso il granato a seconda dell'invecchiamento. Il naso immortala l'oltrepò pavese con una fotografia di struggente intensità: è l'uva a parlare, e il liquido sa soprattutto di quello, cosa non banale anche a detta del cavaliere. Ma ci sono anche sfumature terrose, come a voler rimarcare le radici profondi del liquido, e poi la liquirizia e il cacao. Il sorso, a seconda di quando venga aperta la bottiglia, è impetuoso e pulsante in gioventù mentre più disteso e sereno con qualche anno sulle spalle, ma sempre tridimensionale e lungo, sia a livello gustativo che nella memoria di chi lo beve. Grazie cavaliere!