Regione | Emilia Romagna (Italia) |
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Anno fondazione | 1970 |
Ettari vitati | 3 |
Indirizzo | Via Giacomo Matteotti, 56 - 42040 - Campegine (RE) |
Le origini della cantina Ferretti risalgono al 1928. Sante decise di cominciare a vinificare le uve dei vigneti di famiglia, realizzando alcune vasche in cemento, che sono ancora presenti nella vecchia cantina d’affinamento. La crisi economica successiva al crollo di Wall Street del 1929 travolse anche l’economia del vecchio continente e costrinse a vendere i terreni e a limitarsi a lavorarli come affittuari. Solo negli anni ’70, la famiglia riuscì a riacquistare l’antica proprietà, nel periodo in cui le vecchie viti maritate agli olmi venivano sostituite con impianti più moderni a spalliera. Dopo un periodo piuttosto travagliato, tra crisi e chiusure, nel 2013 la cantina ha ripreso vita grazie alle sorelle Denise ed Elisa, che hanno deciso di riprendere in mano il progetto del bisnonno Sante.
Oggi l’azienda è una splendida realtà che si trova a Case Cocconi, tra Parma e Reggio Emilia. Si tratta di una zona pianeggiante piuttosto fertile e ricca d’acqua per la presenza di alcune risorgive, particolarmente adatta alle esigenze di una vite rustica come il Lambrusco, da millenni presente in quest’area. La tenuta ha una superficie di 7 ettari di cui 3 destinati a vigneto. La gestione agronomica si svolge secondo i principi dell’agricoltura biologica, scelta per salvaguardare l’ambiente naturale e per produrre uve sane. La rinuncia all’utilizzo della chimica è avvenuta per rispetto della vite, del suo naturale equilibrio vegetativo e produttivo, oltre cha per la tutela dell’ecosistema nel suo complesso.
Tutte le lavorazioni in vigna sono eseguite manualmente, dalla pulizia dell’interfilare sotto pianta alla potatura, che viene effettuata seguendo il metodo Simonit & Sirch, che tutela i flussi linfatici delle piante garantendone la longevità. La vendemmia manuale avviene con selezione dei migliori grappoli, in modo da portare in cantina solo uve sane e mature, pronte per le vinificazioni. Fedele alle più antiche tradizioni, la cantina ha scelto di utilizzare il Metodo Ancestrale. Il residuo zuccherino rimasto in bottiglia in inverno, con l’innalzamento delle temperature primaverili viene consumato dai lieviti con una seconda fermentazione e la creazione del perlage. Oggi per favorire la rifermentazione si aggiunge al vino del mosto, che garantisce l’assoluta genuinità dei vini.