Regione | Campania (Italia) |
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Anno fondazione | 1986 |
Ettari vitati | 26 |
Produzione annuale | 70.000 bt |
Indirizzo | I Borboni Srl, Vico de Nicola, 7 - 81030 Lusciano (CE) |
Enologo | Gianluca Tommaselli |
I Borboni è una cantina di fondamentale importanza per la valorizzazione e la salvaguardia della millenaria tradizione dell’Asprinio di Aversa, allevato secondo il sistema dell’antica alberata aversana, salvato dall’estinzione a partire dagli anni ’80. La famiglia Numeroso, proprietaria della cantina, coltiva la vite a Lusciano, nel territorio aversano, dai primi anni nel ‘900. A partire dagli anni ’60 i membri della famiglia Numeroso furono tra i principali principali conferitori dell’azienda Buton, per la produzione di brandy e spumanti, arrivando a produrre fino 100 tonnellate all’anno di uve. Tutto questo fino a quando il Cavalier Nicola Numeroso decise, assieme al figlio Carlo, di recuperare le tradizioni dell’Asprinio, fondando una realtà produttiva autonoma.
La cantina I Borboni ha oggi sede nel centro storico di Lusciano e consiste in una casa patronale costruita sopra una suggestiva grotta di tufo. Il vitigno Asprinio, forte di una storia millenaria, viene coltivato sulle altissime viti a piede franco secondo il sistema dell’alberata, sostenute e “maritate” agli altissimi pioppi. La vendemmia, rigorosamente manuale, richiede quindi degli sforzi eroici con l’uso del tipico “scalillo”, una scala a pioli lunga e stretta. Le uve raccolte sono portate nelle caratteristiche grotte di tufo per la produzione di vino bianco e, oggi, anche di spumanti.
I vini della cantina I Borboni sono diventati un simbolo e un punto di riferimento dell’Asprinio di Aversa, vinificato fermo oppure spumantizzato. Amore per il territorio, dedizione e sacrificio sono i valori che hanno permesso la salvaguardia del vitigno e della sua storia e che hanno contribuito all’istituzione della Doc nel 1993. Queste etichette offrono la preziosa testimonianza di tradizioni territoriali, già note nell’Antichità, che rischiavano di essere perdute per sempre e che, fortunatamente, si sono conservate grazie al lavoro e alla fatica di produttori come la famiglia Numeroso.