Tra le migliori e più alte espressioni enologiche italiane prodotte da vitigni rossi internazionali eccelle il Bolgheri Rosso, una tipologia che ha rivoluzionato la storia dell’enologia italiana a partire dal secondo Novecento. Prende il nome da uno dei borghi più belli d’Italia, situato nel cuore della Maremma Livornese, già celebrato da Carducci in memorabili versi. Ricchi, complessi, eleganti, morbidi, potenti, concentrati e corposi, questi rossi hanno un’anima toscana e uno stile internazionale. Nascono generalmente da blend di uve Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, a volte associati a Syrah e Sangiovese, sottoposti nella maggior parte dei casi a lunghi affinamenti in barrique. Questo processo produttivo, unito ad un territorio generoso e straordinariamente vocato, sono il segreto di bottiglie celebri e prestigiose divenute un punto di riferimento enologico in tutto il mondo.
Tra le migliori e più alte espressioni enologiche italiane prodotte da vitigni rossi internazionali eccelle il Bolgheri Rosso, una tipologia che ha rivoluzionato la storia dell’enologia italiana a partire dal secondo Novecento. Prende il nome da uno dei borghi più belli d’Italia, situato nel cuore della Maremma Livornese, già celebrato da Carducci in memorabili versi. Ricchi, complessi, eleganti, morbidi, potenti, concentrati e corposi, questi rossi hanno un’anima toscana e uno stile internazionale. Nascono generalmente da blend di uve Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, a volte associati a Syrah e Sangiovese, sottoposti nella maggior parte dei casi a lunghi affinamenti in barrique. Questo processo produttivo, unito ad un territorio generoso e straordinariamente vocato, sono il segreto di bottiglie celebri e prestigiose divenute un punto di riferimento enologico in tutto il mondo.
La zona di produzione del vino Bolgheri Rosso corrisponde all’omonimo borgo e al territorio comunale di Castagneto Carducci, di cui il borgo costituisce frazione. L’area corrisponde al cuore della Maremma Livornese ed è situata tra le ultime propaggine delle Colline Metallifere e il mar Tirreno.
Tutta l’area era un tempo molto selvaggia e disabitata, popolata da boschi e paludi e ricca di una grande biodiversità. In questo contesto il borgo nacque probabilmente nell’alto Medioevo come insediamento militare dei Bulgari, alleati dei Longobardi, posto per scongiurare eventuali sbarchi dell’esercito bizantino della Sardegna. A partire dal XII secolo è attestata la presenza di un’importante Castello, proprietà dei conti Della Berardesca, veri e propri padroni del luogo dal Medioevo al XIX secolo.
Il borgo è nato e si è sviluppato attorno al castello medievale, fino a diventare, nei nostri giorni, un centro storico di grande importanza, in cui il tempo pare essersi fermato. Ci si arriva percorrendo una strada provinciale di quasi 5 chilometri divenuta celebre, grazie al poeta Carducci, con il nome di Viale dei Cipressi. Questa strada assunse la sua attuale conformazione nella seconda metà del XIX secolo, quando venne arricchita, ai lati, da 2400 alberi di cipresso. Nella celebre poesia “Davanti San Guido”, Giosue Carducci immagina di ripercorrere la strada e di instaurare un dialogo con gli alberi incentrato su una nostalgica rievocazione dell’infanzia perduta per sempre.
La fortuna e il successo vitivinicolo del territorio hanno origini piuttosto recenti ed ebbero inizio a partire dagli anni ’70 del Novecento grazie alla brillante intuizione del Marchese Mario Incisa della Rocchetta e alla creazione del mitico Sassicaia. La coltivazione della vite ha però qui origini antichissime che sembrano risalire alla presenza degli Etruschi. Protagonista di uno sviluppo della viticoltura in tutto il territorio fu poi, a partire dalla fine del XVII secolo, la famiglia Gherardesca, che già aveva definito e individuato le zone più vocate per la produzione delle uve: San Guido, Belvedere, Lamentano, Felciaino e Grattamacco, in cui oggi si produce il famoso Grattamacco Bolgheri Rosso, vinificato con tini di rovere e in barrique.
I primi impianti di vite del Sassicaia risalgono al 1944, quando il Marchese Incisa della Rocchetta, grande appassionato di bottiglie francesi, individuò un terreno collinare da cui creare un grande vino rosso, capace di risollevare, anche economicamente, i suoi possedimenti dal disastro della fillossera. Durante gli anni ’70 e ’80 la critica internazionale sancì il grande successo di questa etichetta e della Tenuta San Guido. Questa grande fortuna internazionale indusse tanti produttori locali a seguire l’esempio e a raggiungere, in breve tempo, una grande fama in tutto il mondo.
Il disciplinare di produzione del Bogheri Rosso, con l’istituzione della Doc, risale al 1983 e la formazione di un Consorzio di Tutela al 1995. I soci fondatori furono il Marchese Nicolò Incisa della Rocchetta e altre 5 produttori, tra cui Michele Satta. Oggi fanno parte del Consorzio circa 41 cantine, con terreni situati tutti nel territorio comunale di Castagneto Carducci, come prescrive la DOC.
Questa zona della Toscana, grazie alle sue caratteristiche paesaggistiche collinari, alla conformazione del suolo, al microclima soleggiato e alle vicine brezze del mar Tirreno si è dimostrato straordinariamente vocato alla coltivazione di vitigni internazionali. Per questo la DOC prevede l’utilizzo di uve Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc e, in misura minore, anche di Syrah e Sangiovese, permettendo anche l’utilizzo di altre uve rosse fino a un massimo del 30%. È obbligatorio un adeguato periodo di invecchiamento che fissa la commercializzazione delle bottiglie oltre la data del primo settembre dell’anno successivo alla vendemmia.
Le etichette commercializzate con la menzione di Bolgheri Rosso Superiore devono essere sottoposte ad una maturazione di minimo 2 anni, di cui almeno 12 mesi in botti di rovere. La maggior parte dei produttori utilizza barrique di rovere francese per ottenere quella morbidezza e quei sentori complessi di spezie dolci che sono tipici della tipologia.
Dato il profilo corposo, strutturato, ricco, intenso e potente di queste espressioni toscane è consigliabile l’abbinamento con piatti saporiti a base di carni rosse, tra cui grigliate, arrosti, cacciagione e selvaggina. Alcune interpretazioni possono essere accostate anche a formaggi stagionati o erborinati e molte di queste sono considerate, per la loro elegante complessità, etichette da meditazione.
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