Regione | Puglia (Italia) |
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Anno fondazione | 1922 |
Indirizzo | Contrada San Francesco 29 - 74017 - Mottola (TA) |
La cantina pugliese Petracavallo si trova a Mottola, nell’area dell’entroterra del golfo di Taranto, in una zona storicamente importante dal punto di vista geografico per gli intensi scambi commerciali tra le terre del Salento e quelle dell’Alta Murgia. Si tratta di una realtà gestita da una famiglia di viticoltori locali, che produce un vino artigianale ispirato a quello genuino dei nonni, semplice e schietto. Il progetto rappresenta anche la storia di una famiglia alla ricerca delle proprie origini, di un rapporto diretto e autentico con la terra, fatto di lavoro, rispetto e riconoscenza per la natura generosa della regione, da millenni vocata alla coltivazione della vite.
Le origini della masseria di famiglia sono antichissime. Secondo la leggenda, nel 1220 San Francesco venne ospitato proprio a Mottola, in un podere di campagna conosciuto come Petra Cavallo. La masseria sopravvisse a numerosi cambi di proprietà, al periodo travagliato del brigantaggio, fino ad arrivare ai giorni nostri conservando la struttura tipica degli edifici rurali della campagna pugliese. Oggi la masseria è abitata e gestita da tre famiglie imparentate tra loro, che ne portano avanti la tradizione seguendo le più antiche consuetudini. La filosofia aziendale si fonda su un grande amore per la terra lavorata con passione e grande rispetto. Tutto l’impegno è orientato alla produzione di vini dal volto artigianale, capaci di dar voce al carattere più autentico del territorio in modo diretto.
Il vino è considerato come il frutto del territorio e proprio per questo, i vigneti cono condotti nel massimo rispetto dell’ambiente circostante, cercando di produrre uve sane nel modo più naturale possibile, adeguandosi alle esigenze delle piante e alle condizioni climatiche dell’annata, senza forzature. La tenuta è caratterizzata da terreni di natura calcarea e calcareo-argillosa, con presenza di terre rosse derivanti dal disfacimento di antiche rocce. La logica del minimo intervento guida anche il lavoro in cantina, che si fonda sull’utilizzo di fermentazioni spontanee con utilizzo solo di lieviti indigeni, senza aggiunta di enzimi o additivi e con un uso di percentuali molto basse di solforosa, per non intaccare il volto naturale del vino. Si tratta di una piccola produzione di poche centinaia di bottiglie, che vanno letteralmente a ruba tra gli appassionati.