Il Soave “Vigne della Brà” di Filippi rispecchia l’animo di Filippo, vignaiolo proprietario della cantina e fiero della propria romantica anticonvenzionalità. Per Filippo il vino deve parlare del territorio in cui nasce, e quindi questo “Vigne della Brà”, realizzato partendo da vecchie viti, ci può raccontare una storia autentica, lontana dalle logiche industriali che spesso convincono i viticoltori meno lungimiranti a scegliere strade omologate. Ampio il bouquet al naso, preludio di una beva rinfrescante, in cui sapidità e frutto s’intrecciano con equilibrio. Una bottiglia tipicamente territoriale.
Il Soave Filippi nasce da vecchie viti di Garganega, che superano anche i 60 anni d’età. Le piante sono cresciute in parcelle dalla silhouette collinare a circa 400 metri sul livello del mare. In vigna si rispetta l’ambiente e la natura, utilizzando pratiche agricole biologiche e prestando una particolare attenzione al recupero e alla valorizzazione dei ceppi più vecchi. La fermentazione del mosto in cantina avviene spontaneamente in contenitori d’acciaio, senza successive filtrazioni ma solo operando decantazioni naturali. L’affinamento finale viene effettuata in acciaio e ha una durata di 18 mesi.
Il “Vigne della Brà” Soave di Filippi si presenta all’esame visivo con un profilo giallo paglierino. Concentrato e interessante il naso, che conquisterà tutti coloro che amano rintracciare in un vino le diverse sfumature profumate: qui il gioco si fa serio, visto che si intrecciano sentori di erbe aromatiche e tocchi fruttati, passando anche per sentori più speziati. In bocca si avverte una piacevole freschezza, immediata non appena il sorso fascia il palato; il gusto che si sviluppa si muove su sapori fruttati e sapidi. Un’etichetta di carattere, in cui il Soave si racconta con un’anima articolata molto avvincente.